6 marzo 2012

La pietà del fuoco

Da: Corriere.it

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Di solito non uso soffermarmi sul mio lavoro più del tempo necessario a compierlo, normalmente lo svolgo e basta, a volte con calma, a volte con rabbia cieca, altre volte ancora con tutta la furia distruttrice che riesco ad esprimere, ma appena l'ultima scintilla si è spenta e arriva il silenzio a stendere il suo sudario sul mio operato, allora la mia collera si placa e nulla rimane in me di ciò che è avvenuto, se non un vago senso di soddisfazione misto ad una impaziente bramosia di una nuova preda. D'altra parte, perché dovrei tenere memoria delle mie imprese, se non so nemmeno io quando è iniziato il mio lavoro, né quando mai terminerà. Io non sono come la Morte, che conserva l'elenco di tutti coloro che ha mietuto, sin dall'inizio del tempo e che conosce il nome di tutti coloro che mieterà, compresi quelli che ancora non sono nati. No, io sono solo uno strumento, un esecutore: vengo chiamato, faccio il mio lavoro con zelo e, una volta terminato, aspetto il prossimo incarico.
Eppure, stavolta non riesco a togliermela dalla mente, non posso fare a meno di pensare a lei, a quella figura esile, ma forte, a quel sorriso tranquillo e a quegli occhi scuri e penetranti che mi osservavano arrivare, non inaspettato, come di solito accade, ma atteso, invocato. E ciò che trovai in quegli occhi neri destò la mia attenzione. Lessi di una vita non vissuta, di una voglia di riscatto, della convinzione che un minuto di coraggio avrebbe compensato tutto ciò che una vita intera non avrebbe potuto offrirle. Quella ragazza aveva compiuto il suo percorso, aveva scoperto il dolore e ne aveva compreso l'origine, sapeva che la sofferenza poteva cessare e aveva trovato la strada che porta alla fine del dolore.
Tutto questo lessi in quegli occhi sereni e fu proprio questo che frenò la mia furia, la mia irruenza. L'accolsi fra le mie braccia con tutta la dolcezza di cui fui capace, le asciugai le lacrime e l'innalzai al cielo tanto vicino in quei luoghi, cullandola dolcemente, fino a quando non si addormentò per sempre.

Quegli occhi, ora, non posso dimenticarli. E quello sguardo, quello sguardo io l'ho già visto, tanti anni fa, e da allora è rimasto impresso nel mio cuore di brace.


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