9 gennaio 2011

53 colpi di frusta


Da: Corriere della Sera

«Abiti indecenti», frustata in pubblico

Il filmato girato a Khartoum e postato in Rete dagli attivisti ha suscitato numerose polemiche

Cinquanta frustate in pubblico come punizione per aver indossato «abiti indecenti». Una minigonna secondo alcuni, un paio di pantaloni, sostengono altri. Il tutto ripreso da una telecamera e poi postato su YouTube. In Sudan ha scatenato numerose polemiche il video fatto circolare in Rete da alcuni attivisti locali. Il filmato è stato girato nel luglio del 2009, probabilmente di nascosto e secondo Al Jazeera è stato diffuso il 10 dicembre scorso in occasione della giornata mondiale dei Diritti umani.





Assunta uscì lentamente dalla chiesa, salutando come d'abitudine una ad una tutte le anziane signore che, come lei, provavano un senso di pace e di sollievo nel ritrovarsi tutte le sere in chiesa per la messa del vespro. Uscì sul sagrato e solo allora si tolse il velo dal capo, come le avevano insegnato a fare fin da piccola. "In chiesa ricordati di portare sempre il velo sulla testa...", le raccomandava sua nonna, "...altrimenti fai peccato. L'ha detto San Paolo!".
In verità, Assunta non aveva mai capito perché le donne dovessero portare il velo, mentre agli uomini, anche quelli affetti da una calvizie vanamente dissimulata da un ridicolo riporto, ciò non fosse richiesto né imposto, ma in fondo il velo non aveva mai rappresentato per lei un problema, anche perché, da giovane, esso le permetteva di nascondere i suoi sguardi fuggenti verso Gavino, uno dei ragazzi che seguiva la messa dalla fila di banchi sul lato opposto della chiesa. Non era possibile, ai suoi tempi, che uomini e donne sedessero in chiesa sugli stessi banchi, così il lato sinistro della navata centrale era riservata ai banchi degli uomini e quello destro ai banchi delle donne. Certo, era avvenuto un grando progresso da quando l' intera navata era riservata agli uomini, mentre le donne dovevano sistemarsi in disparte sui matronei. Ma quelli erano altri tempi, ora le cose erano cambiate, il prete non dava più la schiena ai fedeli e finalmente le famiglie potevano sedere insieme, anche se Assunta non riusciva a fare a meno di occupare il solito posto vicino al muro destro, con sopra il capo il velo di merletto nero che sua nonna le aveva regalato il giorno della sua prima comunione.

Poi Assunta aveva sposato Gavino, che le aveva dato tre bei figli maschi. Sebbene le risultasse difficile comprendere come Gavino si potesse vantare con gli amici dei tre maschi che aveva regalato alla moglie, quando era stata lei a partorirli, a lei bastava che suo marito fosse felice e orgoglioso della propria famiglia. La sua famiglia era stata tutto per lei, per essa aveva rinunciato a qualunque velleità, lo studio, il lavoro, anche perché Gavino diceva che le donne dovevano restare in casa, a badare ai figli, ed ora che i suoi figli erano lontani, chi per lavoro chi perché nel frattempo si era a sua volta sposato, si sentiva un pò sola.
Gavino era stato un buon marito, lavoratore, dedito alla famiglia, ma l'aveva lasciata quasi quindici anni prima. Non per un'altra donna, per carità, anche se Assunta aveva sempre avuto il sospetto che qualche scappatella se la fosse concessa, di tanto in tanto. In fondo era sempre stato esuberante, Gavino, e una valvola di sfogo sarebbe stata naturale, anche perché lei non si era mai ritenuta molto affascinante, anzi, alquanto mediocre, e aveva spesso pensato che essersi sposata fosse stato per lei una fortuna. Così aveva sempre evitato di rimuginare troppo su quei sospetti, come le aveva raccomandato, per esperienza, di fare sua madre.
No, Gavino l'aveva lasciata a causa di un infarto che un bel giorno se l'era portato via. Ma perché, ogni volta che raccontava della morte di suo marito, diceva sempre "un bel giorno se n'è andato"? Non era stato mica un bel giorno, tutt'altro. Poi il tempo fece scivolar via anche i dolori più forti, lasciando soltanto una traccia di cupa malinconia, che non ti lascia mai, è vero, ma che comunque ti lascia sopravvivere.

Quella sera si ritrovava un'anziana signora, dal passo lento e dai capelli bianchi, che rientrava a casa dopo la messa e che, come tutte le sere, accendeva la televisione in cucina per cercare un pò di compagnia mentre scaldava la sua solita tazza di caffelatte sul fornello piccolo della stufa a gas. Il notiziario snocciolava il solito rosario di notizie che ormai Assunta nemmeno ascoltava più, tanto uguali si ripetevano ogni volta, ma quella sera qualcosa attirò la sua attenzione. Un video, sicuramente proveniente da qualche regione africana, nel quale si vedeva la scena di una ragazza presa a frustate in mezzo ad una folla di uomini. Il commentatore parlava di una punizione per aver indossato un paio di pantaloni od una gonna "indecente".
Assunta rimase lì, a guardare quelle immagini, mentre le urla e le implorazioni della ragazza le toglievano il respiro. Quella notte la passò a rigirarsi nella sua metà del letto matrimoniale, mentre le ritornavano in mente tanti episodi del suo passato, alcuni di quando era ancora una bambina, altri di quando era una ragazza, altri successivi al suo matrimonio. Umiliazioni sopite o volutamente ignorate, brandelli di passato che inaspettatamente le tornavano agli occhi, l'uno dopo l'altro, come fotogrammi di vita osservati dal finestrino di un treno in corsa, come frustate che le laceravano la carne.

Si alzò presto, quella mattina, in tempo per recarsi alla messa dell'Aurora dell'ora di Prima. Il parroco era un tradizionalista, ed aveva voluto conservare quella messa, nonostante il Concilio. Era appena terminato il canto di ingresso e il sacerdote si accingeva a pronunciare il rito di introduzione, quando Assunta si alzò dal suo banco e, per la prima volta nella sua vita, si tolse il velo dai capelli. I pochi anziani presenti avevano lo stesso sguardo stupito del parroco mentre la osservavano avvicinarsi all' altare.
"Deus ti salvet, Maria", mormorò Assunta adagiando con cura il bel velo di merletto di sua nonna sul capo della statua della Madonna. Quindi si voltò, e con il suo passo lento e a capo finalmente scoperto, uscì nel luminoso freddo del mattino.