13 ottobre 2011

Martina



Da: Corriere.it
Il caso in una scuola elementare in Basilicata

Via la bimba down dalla foto di classe
Una foto di classe con la bambina down, come ricordo della quinta elementare per lei e per la sua famiglia. Un'altra «ripulita» per il resto della classe, senza la compagna sfortunata. Ma con la sua insegnante di sostegno in posa vicino alle colleghe. Tutti sorridenti e contenti dentro la cornicetta regalata ai bambini. Succede a Senise, provincia di Potenza, settemila abitanti.".

L'automobile nera di grossa cilindrata accostò silenziosa davanti al cancello della scuola elementare, con qualche minuto di ritardo rispetto all'uscita degli alunni. Nel piazzale assolato, Camillo stava ingannando felicemente il tempo giocando a ruba bandiera con una sua compagna di classe dalle trecce nere, sotto lo sguardo vigile di Emilio, il bidello, e quello allegro della madre della bambina, che reggeva il fazzoletto bianco.
Lo sportello posteriore dell'auto si aprì, ed una voce femminile ne uscì, perentoria:
- Camillo, sali subito in macchina! Andiamo a casa! - Camillo rivolse uno sguardo triste verso Emilio e la sua compagna di classe e, presa la sua cartella, si diresse a testa bassa verso l'automobile, mentre la bambina lo salutava. - Guarda mamma, oggi ci hanno dato la foto della classe. -
Sua madre esaminò la foto poi, rivolgendosi al bambino:
- Camillo, penso proprio che sia ora di cambiare registro, di reagire. - disse la donna, strappando in due la foto sotto gli occhi attoniti di suo figlio, - E' ora di svegliarsi. -

- Signor Camillo! Signor Camillo, si svegli! Faccia uno sforzo, reagisca! -
Non era più la voce di sua madre che gli parlava. Non era più a scuola. Si sentì come portare via, come risalire da un pozzo senza fine, finché il muro che lo isolava dal mondo non si sbriciolò, ritrovando pian piano la strada dei sensi. Capì che non si trovava più nella sala grande della Northern Investment Bank, dove stava presiedendo il consiglio di amministrazione. Ricordò che stava riassumendo ai consiglieri le linee guida strategiche riguardanti la pacchettizzazione dei nuovi hedge funds da porre a breve sul mercato e nei quali diluire una enorme quantità di titoli tossici comprati a prezzi stracciati sul mercato azionario. E proprio mentre prospettava al consiglio gli enormi guadagni che ne sarebbero derivati, provò un dolore alla spalla e il respiro gli mancò all'improvviso, dopodiché il mondo si spense. Ora era disteso in posizione supina e qualcosa gli premeva sul volto. Tastò con la mano la mascherina per l'ossigeno che lo aiutava a respirare, e capì che non riusciva a muovere il braccio sinistro. Socchiuse lentamente gli occhi rendendosi conto che qualcuno glielo aveva legato al letto con della garza, probabilmente per evitare che inavvertitamente si strappasse via l'ago della flebo dalla quale un liquido biancastro gocciolava lentamente nella sua vena. La voce proveniva da una corpulenta infermiera che lo osservava in piedi mentre tutto intorno diverse apparecchiature di monitoraggio erano connesse al suo corpo con una miriade di elettrodi.

Passò più di un mese in quella costosa clinica specializzata in riabilitazione post-infarto, e finalmente arrivò il giorno del suo ritorno a casa. Seduto su una sedia a rotelle, fu aiutato dai suoi domestici a rientrare nel suo lussuoso attico a Milano, a due passi da Piazza Cordusio. Si spinse lentamente fino al suo studio e, congedando il maggiordomo con la richiesta di non essere disturbato, si chiuse lentamente la porta alle spalle. Inalò con lentezza l'odore di legno, tabacco e cuoio del quale lo studio era impregnato, con le sue pareti rivestite in pregiato rovere di Scozia e le poltrone in pelle italiana tamponata a mano. La libreria in legno di mogano alla sua sinistra ricopriva completamente tutta una parete, fino al soffitto, e sui ripiani erano disposti tomi di legge, filosofia e sociologia, codici di diritto pubblico e commerciale delle principali nazioni occidentali, nonché una miriade di trattati economici e finanziari, che coprivano tutto lo scibile umano in materia, da una rarissima versione originale dell'"Economico" di Senofonte, passando per "La ricchezza delle Nazioni" di Adam Smith, e poi Marx, Pareto, Keynes, Modigliani, Friedman e tutte le pubblicazioni dei premi Nobel in economia. Dalla finestra al centro della parete di fronte, posta dietro alla sua pregiata scrivania intarsiata in oro, si godeva il panorama di Milano e del suo cuore finanziario, Piazza Cordusio, oggi Piazza Affari, dove la Borsa e i principali istituti bancari, assicurativi e finanziari si fronteggiavano austeri.

La parete alla sua destra era invece tappezzata da quadri d'autore, e ritratti di famiglia, con al centro sua madre, Aurelia Vergori della Peruta, figlia di uno dei più importanti banchieri del Nord Italia. Fu lei che aveva indirizzato i suoi studi fin dall'infanzia. Gli aveva fatto frequentare le migliori scuole private di Milano, e poi la Bocconi ed il Master in Applied Macroeconomics conseguito alla Yale University. Aurelia era una donna volitiva ed influente e la rete di conoscenze ereditate dal padre, le aveva permesso di assicurare a suo figlio una carriera folgorante ed ora Camillo, a cinquant'anni, era il Presidente, nonché azionista di maggioranza, del principale istituto finanziario italiano. C'era stata solo quella breve parentesi della prima elementare, iniziata in una scuola pubblica per volontà di suo marito, il padre del bambino, che riteneva utile per Camillo la socializzazione con bambini di una diversa estrazione sociale. Idee anarco-rivoluzionarie, le aveva definite sua madre, e ben presto Camillo si trovò in un istituto scolastico gestito da religiose. I suoi titoli scolastici e universitari erano anch'essi appesi alla parete, ma lo sguardo di Camillo non si spostava da una piccola cornice consunta, con dentro una fotografia, in basso, vicino all'angolo con la finestra. Non aveva smesso di pensare a quella foto fin dal momento in cui aveva ripreso conoscenza in sala rianimazione.

Spinse lentamente e con fatica la sua sedia a rotelle verso quell'angolo e prese la fotografia, una classe di bambini sorridenti con tanto di grembiulini, fiocchi e bianchi colletti inamidati con al centro una maestra altrettanto sorridente. Una unica nota stonata nel gruppo: un bambino con la faccia seria e lo sguardo rivolto verso il basso. Camillo esaminò per un attimo quella foto poi, con un gesto rapido, ruppe il vetro della cornice contro l'angolo dello scrittoio e tirò via la foto lasciandola cadere sul pavimento di marmo. Con delicatezza, poi, estrasse un'altra foto dalla cornice, che era stata evidentemente nascosta sotto la prima. Una foto sgualcita, strappata a metà e poi riparata alla meglio con dei pezzi di scotch applicati da una mano incerta, come può essere quella di un bambino. Una foto quasi identica alla prima, la stessa classe, la stessa maestra, ma qui Camillo era sorridente, seduto mano nella mano accanto ad una bambina allegra, con le trecce nere ed il volto vagamente orientaleggiante.

- Martina... - mormorò Camillo, col fiato che si faceva sempre più corto.