24 gennaio 2017

Il cuore sotto la neve

Ufficio, un lunedì mattina di Gennaio

"BBONGIORNO COLLEGHI! COM'E' ANNATO ER WEEKEND? TUTTO A POSTO, EH, TUTTO A POSTO?", proruppe con il solito sorriso a 32 denti il Ripetente, il collega sempre abbronzato della seconda fila di scrivanie, terza postazione sulla destra, spalancando la porta a vetri d'accesso al grande open space pavimentato di linoleum grigio, diviso in cubicoli, per la maggior parte già occupati dal resto degli impiegati.
"Buongiorno a Ripetè, hai visto che traffico sul raccordo oggi?", gli rispose l'impiegato del primo cubicolo a sinistra, di cui nessuno si ricordava mai il nome, interrompendo la consultazione dei post che continuavano ad arrivargli a raffica sulla sua pagina Facebook.
"Mortacci loro, mortacci!", ribatté il Ripetente, "Se so' svegliati tutti insieme, se so' svegliati! Pe' fortuna che oggi è 'na bella giornata e so' uscito co' lo scuterone, pe' fortuna. Capirai, a 130 all'ora sulla corsia d'emergenza, le machine in fila sembraveno 'na fotografia, sembraveno".  Il Ripetente raggiunse in scioltezza la sua postazione vicino alla finestra, tirò fuori il suo portatile dalla borsa e lo collego' in rete, navigando senza indugio verso la prima pagina della Gazzetta dello Sport.
"Ao', ma avete visto ieri che robba? 'Na traggedia, ao', 'na traggedia!" esclamò con la sua voce a 90 decibel.
"Di chi stai parlando, di quelli dell'albergo terremotato?", si inserì la Bellona della quarta fila con la sua vocetta stridula.
"Ammazza che sfiga, quei poveracci.", aggiunse il Riportista, così chiamato per l'ostinazione con cui cercava di coprire la calvizie con un frangia di capelli alla Bobby Charlton, "Prima er teremoto e poi la valanga. Glie manca solo l'invasione delle cavallette e l'epidemia de peste!", aggiunse accennando un sorrisetto di compiacimento per la sua sagace battuta.
Gli interventi si interruppero per qualche secondo, per dare tempo ai colleghi di condividersi l'un l'altro i post di Facebook che avevano ricevuto durante il weekend.
"Poracci, gli ha detto proprio male, gli ha detto...", continuò il Ripetente senza alzare lo sguardo dalla Gazzetta,"... ma comunque io stavo a parlà della sconfitta de ieri della Lazio contro la Juve, stavo a parlà!".
"Grande partita e grande Higuain!" aggiunse lo juventino di turno, "Appena ha toccato la palla ha fatto gol".
"Ma quale grande!", si sporse rosso in viso il Napoletano dal cubicolo adiacente alla Bellona, "Chill'è nu strunz figlio 'e ntrocchia, stu sfaccimme traditore, peggio di Giuda! S'è venduto ai piemontesi pe' quattro soldi!" E così la discussione iniziò a dilagare con fervore crescente, come sempre, sui temi che più stavano a cuore all'open space: il calcio e le rivalità sportive fra milanisti e juventini, laziali contro romanisti, napoletani contro tutti, interminabili contese dialettiche sul fallo in area non visto, la moviola incerta, la cornutaggine dell'arbitro venduto, l'allenatore incapace, l'odiata tessera del tifoso, la campagna acquisti fallimentare, il prezzo dei biglietti, il presidente truffatore.

Romolo era seduto in disparte, silenzioso, in fondo all'open space, in un angolo senza finestre, poco praticato dagli altri, con lo sguardo perso su quell'immagine in prima pagina, le sue radici su quelle montagne, e il suo cuore sotto la neve.


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